IL BIONDINO UBRIACO

Diario di un play-gay. 3

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    La stanza di fronte alla mia nel convitto era occupata da Cristiano. Era un bel ragazzo biondo con gli occhi verdi. La sua carnagione era rosea. Il corpo era snello, armonioso.
    Era un ragazzo buono e ingenuo. Quando nei fine settimana tornava a casa lasciava la porta della sua camera aperta. Io entravo e odoravo le sue canottiere, mettevo sul viso il suo slip, annusavo lo stick deodorante che usava, per riprodurre nella memoria il profumo del suo corpo.
    A volte stavamo sdraiati insieme sul letto. Lui davvero non si rendeva conto del fascino che suscitava la sua bellezza greca e nordica su di me. Leggevamo insieme i fumetti ma io avrei solo voluto sbatterlo sul materasso ed entrare con forza dentro di lui. O anche inghiottire il suo pene. Il pene era notevole. Anche moscio, si evidenziava dagli slip.
    Ma la cosa più bella di lui erano i colori: il verde luccicante degli occhi, il biondo dorato dei capelli che ondulavano e scendevano sulla nuca, il colore non bianco ma roseo anche d’inverno del suo corpo completamente liscio e profumatissimo. Il naso poi dritto alla maniera degli antichi Greci. Sulle guance sempre un colorito rosso. Era un vero personaggio da manga. Ma in carne ed ossa. La sua corporatura non era alta, ma fine: dava un senso di armonia e di sportività.

    Quella sera ci ubriacammo. Anzi, non solo quella sera, ma per parecchie sere di seguito. Al piano dove erano le nostre camere c’era un cucinino, dove volendo potevamo cucinarci qualche spaghetto, prepararci il caffè e anche portare delle birre o del vino. Il vino comprato a poco prezzo era ovviamente una schifezza, che noi lo bevevamo con l’ingenuità dei vent’anni.
    Cristiano si ubriacò facilmente. Io un po’ di meno, ero solo alticcio. Capii che Dioniso mi sarebbe stato propizio. Presi Cristiano che non si reggeva in piedi, gli cinsi una mano ai fianchi e lo portai in camera sua. Lo spogliai. Ci voleva poco a spogliarlo perché faceva caldo ed eravamo tutti in pantaloncini e canotta. Spensi la luce, chiusi la porte. Ma… rimasi dentro la camera. Mi spogliai, mi sdraiai accanto a lui. Nudo a nudo. Lui non dormiva, ma era completamente sconnesso…
    Parlammo di calcio, del Milan, che era la nostra comune passione. Di quale calciatore era meglio e di quali trofei si sarebbero vinti in futuro. E mentre si balbettava come ubriachi, con le dita gli massaggiavo la gamba, gli premevo dolcemente sul pene che racchiudevo nella mia mano come fosse un uccellino nell’involucro protettivo del nido. Gli facevo sentire il mio pene sulla sua gamba sinistra.
    Fosse stato per me avrei continuato per tutta la notte e magari sarei sceso con la lingua a succhiargli i capezzoli e a inghiottire il suo gioiello di carne pendente. E tuttavia accadde che Dioniso, che prima era propizio, poi divenne funesto. Cristiano ebbe un rigurgito e vomitò, vomitò, vomitò. Feci a tempo a scansarmi e ad aiutarlo a cambiare le coperte in quella nauseabonda discarica di vino malfatto che ormai era diventata la sua stanza. L’avventura finiva lì. Ma era la prima volta che avevo avuto tra le mani un corpo maschile. E che corpo!
    Nei giorni successivi ci saremmo guardati di traverso, con sguardi interrogativi, con frasi non dette. Ed io una espressione da figlio di puttana sul viso come a dire: “ehhh quando ci si ubriaca non si capisce più che cosa si fa!”

    Cristiano, da lontani passaparola so che vendi articoli sportivi, su facebook ho trovato il profilo di tua sorella. Tu neanche ci sei tra la massa di contatti. Mio sogno erotico di primo anno di università!

    Ancora più bello di Cristiano era Federico. Era alto un metro e novanta il divo Apollo: con lunghi capelli biondi, gli occhi nocciola. Gli occhietti erano un po’ chiusi, da miope, ma portava lenti a contatto. La carnagione era bianchissima.
    Aveva arraffato tutti i doni dal Destino: l’altezza e la bellezza, ma anche il talento: suonava la chitarra, la batteria, il pianoforte. Era stato campione in tornei di nuoto ed era pieno di muscoli dappertutto. Giocava a pallone ed era leader. Aveva una fidanzata alta quasi quanto lui, ma confessava di non aver avuto ancora rapporti completi con lei.
    Nella sua camera aveva il poster dei Guns and Roses. Era voce solista in un piccolo gruppo heavy metal. A dire il vero le canzoni che cantavano erano mostruosamente brutte: suoni gutturali inarticolati, alla maniera di questi gruppi norvegesi, svedesi, di vichinghi strafatti. Ma terribilmente fighi.

    Io lo amai dal primo giorno che lo vidi. E mentre i miei occhi si riempivano del suo corpo, la mia mente ammirava tutte le sue qualità. A differenza di Cristiano lui non era un sempliciotto, ma univa bellezza fisica e doti superiori di intelletto e di carattere.
    Sotto il Terzo Reich lo avrebbero mostrato come modello di superiorità della razza ariana. Ma, tant’è, il Terzo Reich è miseramente crollato e Federico, bontà sua, si professava “comunista”. Alla maniera di come si poteva essere comunisti all’università….
    La notte parlavamo di racconti dell’orrore: zombie, vampiri e lupi mannari. Allora andava forte la serie di X Files. E a me quelle storie “gotiche” sono sempre piaciute… per questo ho scelto il nome di “Gotico”. La notte creava il silenzio attorno a noi e aumentava la confidenza. Eravamo seduti sul suo lettino, entrambi in slip. Mentre parlavamo vedevo che ogni tanto il suo serpente cresceva nella tana bianca della mutanda.
    Avrei potuto allungare la mano? Chissà cosa sarebbe nato da quel gesto. Piaceri o litigi? Visto che lui è padre di due figlie, è bello non sapere il finale di quel che sarebbe potuto essere.

    Mi rimane di lui solo il ricordo di qualche scherzo. Come quando scendevamo in palestra e ci reggevamo i bilancieri. A turno stavamo distesi sulla panca e come buoni amici ci aiutavamo, chi stava in piedi, aiutava a prendere il bilanciere con i pesi per incominciare l’esercizio. Ma porgendo il bilanciere, il pacco del compagno che stava in piedi finiva fatalmente sulla fronte e sul naso di chi stava disteso sulla panca, che poteva fiutare il caldo dei genitali e sentirli per un attimo sopra di sé.
    A distanza di un paio di anni, dopo la laurea, tornai nel convitto per dormirci una notte, di passaggio come se fosse un albergo. Lui era più piccolo di me di due anni, quindi da poco aveva abbandonato la stanza del convitto. Per una felice combinazione del destino quella stanza non era stata occupata da nessun altro. La porta era aperta, entrai nella stanza. Qualcosa ancora impercettibilmente odorava di lui. I cassetti erano vuoti, in un cassetto una cartina di sigarette. Appeso al muro, un poster dei Guns and Roses.


    3. Continua

    Nota Bene: quello esposto è un puro racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone esistenti, a luoghi o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
     
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    Molto bello!
     
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    ti ringrazio, dalla prossima puntata le cose si fanno un pò più hard e un pò più dark
    "the dark side of gay sex"
     
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