Come imparare a non preoccuparsi e ad amare il pisello

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  1. loras
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    Ecco l'epilogo. Grazie a tutti quelli che hanno letto fino alla fine e a Langidus e L Riuzaki per aver commentato ^_^

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    Da quel giorno in poi la mia vita al liceo è stata in discesa. A parte qualche battutina dagli altri bulletti, non dovevo più subire attacchi fisici o prese in giro palesi di fronte ai professori. Ho persino stretto amicizia con un paio di compagni che fino a prima evitavano di parlarmi per paura di essere presi di mira come me.
    Ci ho provato col professore di ginnastica. Lui ha fatto finta di niente. Quando ho insistito che ci rivedessimo fuori dalla scuola, ha fatto una faccia sconvolta e mi ha detto "Non si può fare. E' stato bello, ma era sbagliato. Sono il tuo professore, tu non sei neanche maggiorenne… Però fammi sapere se Simone ti crea di nuovo problemi."
    Per Simone avevo smesso di esistere. Niente più "Harry", niente più battute sulla bacchetta e sulla scopa, niente più ceffoni o incontri ravvicinati negli spogliatoi. Gli altri pensavano che il professore gli avesse parlato e l'avesse minacciato di sospendermi se mi avesse fatto di nuovo male, qualunque cosa credessero che mi avesse fatto.
    Nessuno sospettava di quello che era successo col professore. O che fossi gay. O che lo fosse Simone.
    Andava tutto bene. E senza che potessi prevederlo le cose sono migliorate.

    Passato qualche mese, ero di nuovo su quella scala anti-incendio durante l'ora di ginnastica. Il tempo era perfetto per stare al sole ad abbronzarmi senza patire troppo il caldo. Mi ero portato l'iPod e ascoltavo la musica giocando col cellulare. Dopo un po' mi sono stufato di giocare perché con la luce faticavo a vedere lo schermo, così ho chiuso gli occhi e mi sono appoggiato con le spalle alla ringhiera.
    Qualcuno seduto accanto a me mi ha dato una ginocchiata amichevole. Ho aperto gli occhi: era Simone.
    Il sole negli occhi mi aveva lasciato un po' stordito perché mi sembrava che accennasse a un sorriso senza nessuna ironia o cattiveria, addirittura timido. Mi sono tolto le cuffie senza dire nulla.
    "La risposta è sì" ha detto lui.
    "Sì cosa?"
    "Quello che mi hai chiesto quella volta." Faceva evidentemente fatica a dirlo. "Sono come te."
    Il cuore ha cominciato a battermi più velocemente. Non mi aspettavo nulla del genere.
    "Non ti piacciono le ragazze?" gli ho chiesto.
    "No… A te?"
    "Nemmeno."
    Simone ha annuito guardandosi intorno. Non c'era nessuno nei paraggi però.
    "Mi dispiace per come ti ho trattato in tutti questi anni" ha detto lui. "Non so dirti neanche perché… credo che vedessi in te quello che non volevo accettare in me."
    Non sapevo che rispondere. Lui ora guardava a terra, le gambe divaricate, le braccia sulle ginocchia, un po' come un giocatore in panchina stanco dopo una partita.
    "Vabe'…" ha detto.
    E ha fatto per alzarsi, ma gli ho messo una mano sul ginocchio per fermarlo.
    Mi ha guardato dritto negli occhi.
    Non so come spiegarlo, ma non vedevo più il bullo che mi aveva tormentato per anni, vedevo un ragazzo della mia stessa età, spaventato quanto me del giudizio degli altri, e tutto trovava un senso… Persino il discorso del professore sul potere che Simone non aveva su di me.
    L'ho preso per la testa e l'ho avvicinato a me. Le nostre lingue si sono incontrate e abbiamo giocato l'uno con la lingua dell'altro, lentamente. Qualcosa mi ha fatto intuire che fosse il primo bacio che dava a un maschio.
    Dopo poco però lui si è staccato e si è guardato intorno, temendo che potesse arrivare qualcuno. Ci siamo tenuti per mano per un po', intrecciando e strecciando le dita.
    "Ti va di provare a stare insieme?" ha chiesto.
    "Ok" ho risposto.
    E siamo tornati insieme al campo dagli altri, tenendoci per mano finché eravamo soli.
     
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10 replies since 31/7/2014, 13:35   8529 views
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