Come imparare a non preoccuparsi e ad amare il pisello

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  1. loras
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    Grazie! Questo è il penultimo capitolo, il prossimo è un epilogo, spero vi piaccia :)

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    Il professore se n'è andato dicendoci solo "Tornate in classe, subito". Ci siamo ripuliti e rivestiti. Ho messo i pantaloni sporchi della tuta nella sacca e Simone se non altro mi ha davvero prestato i suoi jeans, quindi è tornato in classe in pantaloncini. Per fortuna avevamo la stessa taglia.
    Sono tornato in classe in anticipo, Simone mi ha seguito dopo un po'. Non abbiamo parlato. Sotto la sua solita aria strafottente però sapevo che era teso. Di solito stando da solo con me in classe mi avrebbe preso in giro, invece si è messo al suo posto senza fiatare.
    Quando sono tornati anche gli altri compagni avevo l'impressione che sapessero che era successo qualcosa. E quando due ore dopo, nel mezzo dell'ultima ora, il professore si è presentato in classe per chiedere alla professoressa se potevamo venire con lui, in classe si è alzato un brusio. Avevo intuito cosa pensavano gli altri: le prese in giro e i ceffoni di Simone erano passati a un altro livello. Che ero tornato in classe con i suoi jeans e che lui fosse restato in pantaloncini non era passato in osservato. Probabilmente pensavano tutti che in qualche modo me l'ero fatta addosso, che il professore lo aveva sorpreso mentre mi umiliava e che per questo ci convocava per parlarci a quattrocchi.
    Ci ha condotto nel suo ufficio e ha chiuso la porta a chiave dietro di noi. In realtà non era un ufficio vero e proprio, era una stanzetta accanto alla palestra senza finestre, solo degli scaffali con attrezzatura sportiva, scartoffie, sedie pieghevoli e al centro una cattedra
    Il professore si è seduto dietro la scrivania e ha posato il cellulare sulla cattedra. Aveva i capelli brizzolati, corti, l'attaccatura dei capelli alta. Era muscoloso e abbronzato. Indossava una tuta da ginnastica e al collo aveva un fischietto. Si è tolto anche quello prima di parlare.
    "Non potete fare il porco comodo vostro a scuola, lo sapete, vero?"
    Abbiamo annuito. Eravamo davanti alla scrivania, in piedi, io con le braccia rigide che non sapevo come tenere, invece Simone con le mani in tasca e l'aria di ascoltare l'ennesima ramanzina.
    "Quello che avete fatto è contro le regole. Dovrei dirlo al preside, ai vostri genitori… Potrebbero persino sospendervi."
    Facevo fatica a non tremare. Simone era impassibile, gli occhi socchiusi.
    "I vostri genitori sanno che siete gay?"
    "No" ho detto.
    "Guardi che non ha capito niente, io non sono un frocio" ha detto Simone.
    Il professore ha alzato lo sguardo su di lui. "Innanzitutto levati le mani dalle tasche, con chi credi di star parlando? Mani dietro la schiena, schiena dritta, testa alta… Siete miei studenti da anni e neanche sapete stare in piedi come si deve."
    Il rimprovero era rivolto a Simone, ma ho seguito anch'io il comando.
    "Secondo" ha ripreso il professore, "mi sembra che te lo stessi facendo succhiare dal compagno qui presente. E gli hai eiaculato in bocca. E gli hai detto di ingoiare il tuo sperma. Se non è questo essere gay..."
    Sono diventato rosso come un peperone, ma mi sono sforzato di mantenere la testa e di rimanere immobile.
    Simone invece ha spostato il peso da un piede all'altro, come prendendo tempo a un'interrogazione.
    "L'ha voluto lui… mi ha costretto lui… ero in bagno a pisciare e mi è saltato addosso… è un frocio fatto e finito, sono anni che dice che vuole succhiarmelo…"
    "Non è vero!"
    Il professore fa un gesto come per azzittirmi. "E perché eri nudo, Simone?"
    "Mi stavo lavando, poi sono andato in bagno per pisciare e lui mi ha seguito e se l'è messo in bocca. L'ho lasciato fare perché così almeno smetteva di chiedermelo."
    Il professore l'ha guardato con un sopracciglio inarcato. Poi ha guardato me. "E' vero?"
    "No! Mi ha costretto a seguirlo… Ha detto che se non glielo succhiavo non mi prestava i pantaloni".
    Mi sono sentito sempre più rosso.
    "Perché doveva prestarti i pantaloni?"
    "P-perché i miei erano sporchi".
    Simone ha trattenuto a stento una risata. "E' un frocio, si segava mentre noi giocavamo. Viene sempre nelle mutande quando ci cambiamo, è un frocio e dura anche poco."
    "Non le creda, professore, mi ha costretto lui, mi ha fatto venire addosso così lo seguivo negli spogliatoi…"
    "Basta, non voglio sentire altro" ha detto il professore. "Ora spogliatevi. Entrambi."
    "Perché?"
    "Spogliatevi e basta, niente storie."
    Ci siamo tolti le scarpe, i pantaloni, la maglietta con lentezza. Siamo rimasti in mutande e calzini. Il professore ci guardava in attesa, a braccia incrociate, da dietro la cattedra.
    "Ho detto spogliatevi, vi voglio nudi. Subito."
    Stavolta ci siamo sfilati i calzini e tolti le mutande senza fiatare. Abbiamo ammucchiato tutto a terra e siamo tornati nelle posizioni iniziali, però con le mani a coprirci i genitali. Il pavimento era freddo e avrei preferito restare in calzini, per non parlare delle mutande.
    "Cosa vi ho detto prima? Petto in fuori, mani dietro la schiena, schiena dritta."
    Abbiamo eseguito l'ordine. Seguire gli ordini però mi stava eccitando e sentivo il pisello che mi si induriva… Cercavo di non pensare alla situazione, ma ero accanto a Simone col suo fisico da statua greca e il professore ci guardava da dietro la scrivania, gli occhi che studiavano i nostri corpi e che si soffermavano senza imbarazzo sui nostri piselli.
    "Lo vede, professore, a lui piace farsi dare comandi" ha detto Simone con un ghigno. "Fa tutto quello che gli si dice, è proprio un frocio. E' come le ho detto io."
    Il professore mi ha guardato negli occhi. "Non gli dici niente?"
    "Gliel'ho detto, sta mentendo."
    "Però hai un'erezione."
    Ho abbassato lo sguardo. Mi sembrava che adesso anziché arrossire mi si alzava il pisello, il che era ancora più imbarazzante. Mi sono istintivamente coperto di nuovo con la mano.
    "No no, resta dove sei" ha detto il professore. "Simone, direi che visto che lui è già eccitato è ora che glielo fai tu un pompino."
    "Che cosa?!"
    "Mi hai sentito. Chinati e prendilo in bocca senza fiatare."
    "Lei è pazzo, non farò nulla del genere." Simone si è diretto verso i suoi vestiti, ma il professore gli è andato incontro, l'ha presa per il collo e l'ha spinto contro la parete.
    "Non ci pensare nemmeno. Ora tu fai quello che ti dico, altrimenti dirò a tutti che razza di frocetto sei e come hai trattato questo poveraccio."
    "Non le crederà nessuno, crederanno a me e al professore pervertito."
    Il professore gli ha sorriso. Era più basso di Simone, ma tenendolo contro la parete solo col suo corpo e la mano sembrava più alto e più forte.
    "Vi ho filmati, testa di cazzo. E lui dirà la verità se si finirà in tribunale, non è vero?"
    "Sì."
    Simone mi ha guardato storto.
    "Molto bene" ha detto il professore. "Ora chinati e prendilo in bocca, basta perdere tempo."
    Il professore lo ha lasciato e si è andato a sedere sul bordo della cattedra. Simone si è diretto a passo lento verso di me. Mi ha guardato con un'espressione carica d'odio, ma si è chinato comunque.
    "A meno che tu non abbia qualcosa in contrario" ha aggiunto il professore guardandomi negli occhi. "Se hai qualcosa in contrario dillo. Così se il Simone qui presente ha ragione e ti eccita essere comandato posso costringerti a fartelo succhiare."
    "Non serve" ho risposto.
    Il professore ha riso. Simone, a qualche centimetro dal mio pisello, mi guardava con disgusto.
    Il professore ha intrecciato le braccia al petto. "Sbrigati, non abbiamo tutto il giorno."
    Ma Simone non si decideva, guardava il mio pisello come se fosse stata la cosa più ributtante del mondo. Il professore allora si è avvicinato e lo ha preso per la testa.
    "Facciamo così, stronzetto, ti guido io. Prendilo per mano."
    Simone me l'ha preso in mano.
    "Ora scoperchiagli la cappella, giocaci un po'."
    Simone ha preso a masturbarmi.
    "Ora leccagli la cappella. Solo la cappella. Assaporalo. E non sputare."
    Con un po' di esitazione e l'espressione sempre più disgustata, mi ha leccato la cappella come se fosse un gelato, mentre con l'altra mano mi teneva scappellato.
    "E ora mettitelo tutto in bocca, da brava troietta ciucciacazzi quale sei."
    "Non sono una troietta ciucciacazzi."
    "Invece sì. Di' che ti piace."
    Simone esitava. Il professore gli ha torto un orecchio, ma Simone non cedeva. Il professore gli ha spinto il mio uccello in bocca, su e giù. Gli occhi di Simone si sono riempiti di lacrime, ha fatto un rumore come se stesse per vomitare.
    "Ti piace?"
    Simone si è asciugato gli occhi, allontanandosi. Il suo pisello era semiduro, però.
    "Va bene" ha detto il professore. "Se non ti piace succhiare il suo proviamo col mio."
    Simone ha spalancato gli occhi e si è rituffato a succhiare il mio, ma il professore ha schioccato la lingua, si è calato i pantaloni e le mutande e gli ha messo il suo in faccia. Era un po' più lungo del mio, ma era più grosso e l'odore di maschio era più forte. La cappella era un po' lucida.
    Simone si è tolto il mio dalla bocca e si è avvicinato a quello del professore. Senza che gli dicesse nulla ha fatto come con me. L'ha scappellato, ha ruotato la lingua attorno alla cappella e ha cominciato a spompinarlo a occhi chiusi, le lacrime che gli rigavano le guance.
    "Vuoi metterglielo dietro?" mi ha chiesto il professore.
    Simone ha riaperto subito gli occhi, spaventato, s'è tolto il pisello dalla bocca e ha detto "No no, vi prego, il culo no, mi piace succhiare, amo i vostri cazzi, sono la vostra troia ciucciacazzi, ve li succhio per bene, ok? A lui non gliel'ho messo dietro, la prego, non ho fatto niente di male."
    Ma il professore non l'ha ascoltato. Si è aperto la giacca della tuta, l'ha buttata sulla cattedra e si è tolto anche la maglietta. Aveva il petto villoso, due capezzoli piccoli e a punta sui pettorali muscolosi.
    "Che vuoi fare?" mi ha chiesto di nuovo il professore.
    Simone si è ripreso il mio pisello in bocca mentre segava il professore, supplicandomi con lo sguardo, ma mi sono messo dietro di lui, mi sono chinato e l'ho preso per i fianchi, spingendogli il mio membro caldo e umido tra le chiappe.
    "Lavoratelo con le dita, prima. Aspetta, mettiti il preservativo."
    Il professore ha fatto il giro della cattedra con i pantaloni e le mutande a metà. Ha preso un preservativo da un cassetto, ma prima di tornare da noi si è tolto le scarpe e i pantaloni. Aveva le gambe pelose quanto il petto.
    Mi ha lanciato il preservativo e si è seduto a terra a gambe divaricate. Simone continuava a dire "No, no, vi prego, no", ma rimaneva immobile, facendo solo dei tentativi vani di allontanarsi. Lo tenevo per i fianchi. Poi il professore gli ha spinto la testa contro il pisello e Simone ha ripreso a succhiare, esponendo in questo modo il suo bel culo glabro. Gli ho baciato l'ano, che tutto sommato sapeva di pulito, e l'ho leccato, tenendogli le chiappe aperte con le mani. Poi mi sono leccato un dito e ho cominciato a lavorarmelo… ben presto gli ho ficcato anche l'altro dito, poi un terzo. Simone straordinariamente non faceva resistenza, anzi, sembrava che se lo fosse già allargato da solo.
    Dopo essermi messo il preservativo gli sono entrato dentro lentamente e ho cominciato a penetrarlo, spingendomi avanti e indietro, accarezzandogli il culo e schiaffeggiandolo. Lui gemeva, ma non sembrava più dispiaciuto, anzi, è venuto prima di me senza neanche toccarsi sul pavimento. Il professore gli accarezzava la testa, sorridendo a me e a lui come a darsi l'approvazione.
    "Se stai per venire fermati, vienigli in bocca anche tu, così siete pari."
    Sentivo di poter durare ancora un po' visto che ero già venuto prima, ma dopo un po' sono uscito dal culo di Simone e gli sono tornato in faccia. Il viso di Simone era trasfigurato, mi guardava come se non mi conoscesse o come se non fosse più lo stesso Simone di prima. Sta di fatto che dopo che mi sono sfilato il preservativo l'ho penetrato in bocca come lui aveva penetrato me nello spogliatoio, come se fosse un culo, tenendogli fermo la testa ed entrandogli e uscendogli dalla bocca sempre più velocemente. Quando ha visto che stavo per venire mi ha detto "No, in bocca no, ti prego", ma gli sono venuto in faccia, a fiotti, in modo incontrollato, l'orgasmo più bello della mia vita, il viso di Simone coperto dalla mia sborra. Si è leccato le labbra istintivamente, poi è rabbrividito.
    "Aspetta, vi pulisco io" ha detto il professore.
    Si è alzato, ha preso maglietta di Simone dal suo mucchio e gli ha ripulito la faccia, poi l'ha sfregata per bene contro la mia cappella e alla fine ci ha ripulito il pavimento, dove aveva eiaculato Simone.
    "Rivestiti e vai in classe" gli ha detto poi.
    Simone si è alzato, ha ripreso la maglietta sporca che gli porgeva il professore e se l'è messa anche se aveva macchie di sperma e puzzava. Aveva il culo ancora aperto e arrossato. Simone è uscito senza guardarmi. Dubito che sarebbe tornato subito in classe, conciato così avrebbe perlomeno fatto una sosta in bagno prima.
    Stavo per rivestirmi anch'io, ma il professore ha richiuso di nuovo la porta a chiave.
    "Cos'è, ti sei già stufato?"
    "Pensavo…"
    "No, non pensare. Quello stronzo ha detto che ti piace essere comandato."
    "Mi ha costretto a fare tutte quelle cose…"
    "Ma ti è piaciuto."
    Il professore si è seduto di nuovo a terra e ha indicato il suo cazzo ancora in tiro. "Devi far venire anche me."
    Mi sono chinato sul suo cazzo, lui però mi ha preso il mento tra le dita. "Non così in fretta. Oggi ti darò una lezione di vita molto importante. Non puoi farti mettere i piedi in testa da quello stronzetto. Lui e quelli come lui non hanno potere su di te. A lui gli piace il cazzo, si vede lontano un miglio, e ha solo paura di ammetterlo. Anche se chissà, magari oggi l'ha capito… Ma stavo facendo un altro discorso. Non farti mettere i piedi in testa da quelli come lui. Non hanno potere su di te. Invece io sì ed è dai tipi come me che ti devi far sottomettere. Ora ti metto i piedi in testa io. Letteralmente. Leccameli."
    I piedi del professore erano almeno un quarantadue. Gli ho levato il calzino e l'ho avvicinato alla bocca. Lui me l'ha spinto in faccia, spalmandomelo su mento, fronte, guance, naso, persino sui capelli. Sapeva di piedi, ma anche di pulito, e mi sono ritrovato ad allungarci la lingua senza che lui me lo ripetesse. Tenendolo per la caviglia, con gli occhi chiusi, gli ho leccato la palma del piede dal basso verso l'alto, come se glielo stessi pulendo. Poi mi sono ficcato gli alluci in bocca. Guardavo il professore leccandogli le dita come se fossero un pisello, ficcandomene in bocca due o tre alla volta. Non mi piaceva così tanto da eccitarmi di per sé, ma mi piaceva che me lo stesse comandando, la strafottenza con cui mi spingeva il piede in faccia o buttava la testa indietro, come se fossi una "cosa" sua e fosse mio dovere procurargli piacere e ripulirlo per bene. Mi incalzava a forza di "Vai così, troietta, fai godere il tuo professore, da bravo", mentre si accarezzava l'uccello.
    Non sono passato all'altro piede, invece gli ho baciato i coglioni e gli ho leccato l'asta. Lui però mi ha fatto salire su di lui, strusciandomi il cazzo sul culo per un po', muovendo il bacino come se mi stesse penetrando. Mi ha persino baciato, cosa che mi ha quasi sorpreso visto che finora mi ero ritrovato a provare di tutto tranne che a baciare un uomo sulle labbra. Mentre insinuava la sua lingua dentro la mia bocca, mi sono ritrovato a spingermi il suo cazzo dentro il mio culo. Non ero mai stato penetrato, lo tenevo aperto come se avessi dovuto cagare, e visto che me l'ero già allargato un po' in passato non ho avuto problemi a ficcarmelo dentro. Mi ci sono seduto sopra gemendo, mi ha fatto un male cane, ma me lo sono tenuto comunque dentro e anzi l'ho spinto più a fondo, facendo su e giù da solo. Accarezzavo il petto del professore lui mi accarezzava le braccia.
    "Sto per venire..." ha detto.
    Ma non mi sono alzato, anzi, ho continuato a farmi penetrare sempre più velocemente. Mi ha sborrato dentro, ho sentito il calore della sua sborra dentro di me, e per la terza volta sono venuto anch'io, anche se sborrando molto di meno, col cazzo quasi dolorante. Il professore mi ha detto di alzarmi e di "cagargli" addosso lo sperma, sopra il mio, sul suo petto villoso, e così ho fatto. Poi l'ho mangiato, leccandogli prima i capezzoli e ripulendogli il pisello moscio. Lui mi teneva abbracciato e mi incitava con altri "Bravissimo, renderai felici molti altri uomini".
    Dopo essermi ripulito e rivestito e prima di uscire mi ha baciato di nuovo, afferrandomi per il culo e strusciando i nostri cazzi. Sentivo nella sua bocca il sapore di piedi e sborra. Avrei voluto rimanere lì per sempre e farlo godere in tutti i modi che voleva, ma mi ha fatto uscire. Una volta aperta la porta si è congedato dicendo questo "Non farti mettere i piedi in testa da nessun altro."
    Quando sono tornato in classe la campanella dell'ultima ora era già suonata e se n'erano andati tutti. Ho ripreso la mia roba e sono tornato a casa, chiedendomi come sarebbe stato d'ora in avanti con Simone.

    Edited by loras - 7/8/2014, 14:02
     
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