Quella domenica in piscina

Un sogno che diventa realtà

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    L'Amore con la A maiuscola, non guarda al sesso dell'amato, ma negli occhi per perdersi nella sua anima, fondendosi in un universo perfetto ed armonico, attraverso la donazione di sè

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



    ========================================================

    Vi posto la prima parte di un racconto che volevo iscrivere al concorso. Per un malaugurato errore (ho scambiato il numero di parole con il numero di battute :( )
    non lo posso presentare. Quindi ne dovrò scrivere un'altro per il concorso.
    Spero vi piaccia la prima parte.
    Qualora fosse così, Vi posterò, quanto prima, anche il resto...
    Attendo il vostro responso :)

    Quella domenica io e Maura, la mia migliore amica, decidemmo di fare un salto alle piscine comunali.
    La giornata, infatti, si preannunciava essere calda ed afosa e, l’idea di trascorrerla chiuso in casa o in mezzo a zanzare e moscerini, proprio non mi solleticava.
    Arrivati a destinazione, ed una volta usciti dai rispettivi spogliatoi, distendemmo gli asciugamani sulle ampie scalinate adiacenti alla piscina e ci sdraiammo godendoci il caldo sole estivo.
    Improvvisamente la mia attenzione fu totalmente attratta da una visione stupenda.
    Un magnifico ragazzo, dai folti capelli ricci color nocciola, un viso da angelo e un fisico da dio greco, fece la sua apparizione dal portone dello staff. Era vestito con un paio di corti pantaloncini verdi ed una aderente canotta bianca. La sua pelle dorata risaltava in contrasto con quel candore.
    Passò accanto a noi e, per un attimo, i nostri occhi si incontrarono. Due splendidi smeraldi si posarono, seppur fugacemente, su di me facendomi, all’istante, saltare il cuore in gola.
    Lo stomaco mi si chiuse e, per un attimo che sembrò eterno, il mio respiro cessò.
    - Che ti prende – mi chiese, un po’ preoccupata, Maura
    Senza parlare le feci cenno verso quell’apparizione e Maura, sorridendo, ammiccò compiaciuta.
    - Eh già, è proprio un bel ragazzo. So che molte mie amiche ci hanno provato, e mi hanno garantito che se la tira un casino. Sa di essere bello e fa il prezioso. Una volta, ad una mia amica, ha persino dato una pacca sul culo mentre passava. Lei si era illusa e ci ha provato. Risultato?... Un ben servito che ancora le brucia. Lascia perdere. Quello è etero della peggior specie.
    - Eppure ho come avuto l’impressione che mi avesse ammiccato – dissi io con un barlume di speranza
    - Sarà certamente stato frutto della tua immaginazione. Fidati, non c’è trippa per gatti.
    Sapevo che Maura era schietta e che diceva così solo perché mi voleva bene, e sapevo che, certamente, aveva ragione. Eppure qualcosa, dentro di me, mi diceva di non disperare. Che non tutto era perduto.
    Continuai ad osservarlo in ogni sua mossa. Ero incantato dall’eleganza e dall’agilità dei suoi movimenti.
    Lo vidi salire sulla seggiolina di osservazione e cominciò a scrutare la gente che si era accalcata all’interno della vasca. Di tanto in tanto imboccava il fischietto e, con aria decisa e autoritaria, richiamava all’ordine bande di ragazzini scalmanati che, per far gli sbruffoni con le loro amichette, correvano e disturbavano gli altri natanti con impertinente maleducazione.
    Improvvisamente uno di questi, il più bulletto della compagnia, cominciò a offenderlo e canzonarlo.
    Vidi il mio dio greco ergersi dalla sua posizione seduta e, con calma calibrata ed ostentata determinazione, scese le scale, si diresse verso il bulletto e, piantandosi faccia a faccia con questo, quasi a sfiorargli il naso, con una freddezza ed un impassibilità impressionanti, sentenziò
    - Questo è l’ultimo avviso che ti do. Alla prossima ti accompagno direttamente fuori, così avremo occasione di discutere ampiamente sulle tue argomentazioni, chiaro.
    Vidi il bulletto farsi piccolo e quasi sparire al cospetto di quell’adone. I suoi amici, anch’essi rimpiccioliti, sparirono dietro le sue spalle lasciandolo solo.
    Incurante dello sguardo ammirato ed innamorato delle centinaia di ragazzine stipate a bordo vasca, il bagnino si girò tranquillamente su se stesso e, con la stessa calma e sicurezza, riprese posto nel punto osservazione e riprese il suo lavoro.
    Ero incantato davanti a tanto impressionante e trascinante carisma. Vidi Maura osservarmi con uno sguardo tra il sornione ed il compassionevole.
    - Lo so – le dissi – sono un cretino. Ma credo che mi sto innamorando di un ragazzo che non conosco.
    - Massimo, sei incredibile. Quando imparerai ad essere più razionale? Vivi troppo istintivamente. Prima o poi la cosa ti porterà a soffrire maledettamente.
    - Hai ragione, ma non ci posso fare nulla. Non riesco a frenare la mia emotività. E’ più forte di me.
    - Va bene. Io entro in acqua, che qui mi sto sciogliendo. Tu che fai?
    - Resto ancora un po’ a prendere il sole.
    - Come vuoi. Ma cerca di non filarci troppo su…
    Vidi Maura sparire tra le decine di ragazze adoranti e dedicarsi ad ampie sbracciate nella corsia dedicata al nuoto libero. Era una gran bella ragazza e, se non fosse stato per il fatto che sono gay al 100%, sarebbe stata una fidanzata ideale. Decisi di svegliarmi un po’ da quella sorta di torpore da cotta che si era impossessato di me e di raggiungerla in acqua.
    Mi alzai quindi dall’asciugamano e mi avvicinai al bordo piscina.
    Malauguratamente, ebbi la sventurata idea di voltarmi per guardare nuovamente il mio adone. Misi male il piede e scivolai sbattendo pesantemente la nuca sulla pavimentazione. Un ronzio mi offuscò la mente… poi il vuoto.

    Quando riaprii gli occhi, mi vidi lo sguardo impaurito di Maura che, china su di me, mi chiamava agitata. Un nugolo di persone mi contornava e sentii una voce autoritaria ordinare a tutti di allontanarsi.
    Voltai la testa in direzione di quella voce e vidi, inginocchiato accanto a me, il mio principe dei sogni. Lo sentii prendermi di peso e sollevarmi con le sue forti braccia. Mi venne istintivo portargli le braccia al collo per sostenermi.
    Fece cenno a Maura di seguirmi e mi condusse in verso l’infermeria. Fece, nel frattempo, cenno ad un suo collega di sostituirlo alla vedetta e poi proseguì per la sua strada. Giunti in infermeria, mi adagiò delicatamente sul lettino e mi rivolse qualche domanda:
    - Allora, ragazzo, come ti chiami?
    - Si chiama Massimo – intervenne Maura.
    - Non l’ho chiesto a te. Cortesemente stai in un angolo zitta, e lascia rispondere lui.
    Maura, mortificata, si sedette su uno sgabello lì vicino, le mani giunte incastrate tra le ginocchia serrate.
    Gli occhi verdi del ragazzo si puntarono nuovamente su di me…
    - Allora, come ti chiami? – mi chiese con una voce che mi parve quasi dolce
    - Massimo
    - Bene Massino, quanti anni hai?
    - 21 – risposi quasi assente
    - Dimmi, Massimo, come ti senti?
    - Mi gira la testa e sento un dolore sulla parte posteriore della nuca.
    - Hai senso di vomito?
    - No, non mi pare.
    - Riesci a dirmi quante sono queste?
    Vidi che mi sventolava la mano con le dita alzate a formare una V
    - Sì, dissi, sono due.
    - Perfetto. Dimmi, riesci a metterti seduto?
    - Credo di sì
    Mi alzai, anche se con fatica, e mi misi seduto. La testa mi ronzava più forte e la vista mi si annebbiò
    - Ok, sdràiati – mi disse con aria preoccupata il ragazzo, poi, rivolgendosi a Maura – E’ il caso che rimanga steso un po’ qui. Tu vai pure, sto io con lui. Ok?
    - Preferirei stare qui con lui.
    - Non ha senso che stiamo in tre in questa stanzetta, e qui non puoi restare da sola. Deve, necessariamente, esserci qualcuno del personale. Stai tranquilla, è in buone mani. Se ci sono sviluppi ti faccio venire a chiamare. Intanto puoi avvisare casa sua?
    - Veramente i suoi sono via per questo fine settimana. Rientreranno solo domani sera.
    - Sarebbe meglio non passasse la notte da solo.
    - Può stare da me, tanto sono sola a casa anche io.
    - Non se ne parla proprio… E se dovesse sentirsi male e dovesse essere necessario portarlo in pronto soccorso?
    - E come possiamo fare?
    - Visto che ero di vedetta io, e che si è fatto male sotto la mia responsabilità, lo porterò a casa con me. D’accordo?
    Io assistevo, quasi assente, a tutta questa discussione. Quando disse quest’ultima frase, in un impeto di lucidità, feci cenno, quasi supplichevole, a Maura di acconsentire alla cosa. Lei annuì e chiese almeno di poter lasciare il suo numero di cellulare per ogni evenienza. Si scambiarono i numeri e poi Maura uscì.
    - Piacere, Massimo, io mi chiavo Federico. Fede, per gli amici. – mi disse con un bellissimo ed accattivante sorriso - Visto che passeremo un po’ di tempo assieme, mi sembra il caso che, almeno, facciamo le dovute precauzioni.
    Feci cenno di alzarmi per stringergli la mano, ma Federico mi fermò.
    - Non è il caso che ti alzi, almeno per la prossima mezz’ora.
    Mi sdraiai e lo vidi armeggiare dentro un armadietto, estrarne un cellulare e chiamare la direzione della piscina preannunciando che, quel giorno, avrebbe finito prima, causa un piccolo incidente occorso nella zona bagnanti.
    Lo vidi venire a sedersi accanto a me e cominciammo a parlare. Mi chiese che cosa facessi nella vita e se praticassi sport. Era cordiale e molto simpatico. Ad un certo punto provai a mettermi seduto e mi accorsi che le vertigini erano completamente passate. Rimasi così seduto, le gambe a penzoloni sul letto continuando a parlare con lui e cercare di conoscere meglio quel fantastico ragazzo.
    Scoprii così che era iscritto al 3° anno di medicina e che aveva una passione smodata per i manga giapponesi, scoprii che era single e che preferiva la compagni di buoni amici ad una relazione troppo impegnativa, che amava andare in disco e che, due sere alla settimana, frequentava un corso di latino americano.
    Le ‘parole uscivano a fiumi dalla sua bocca, senza alcun tipo di imbarazzo o finzione.
    Sentivo che me ne stavo innamorando sempre di più.
    Improvvisamente sentimmo bussare alla porta.
    - Scusate ragazzi, sono Maura, volevo solo sapere se va tutto bene???
    - Sì, tutto bene, grazie – risposi quasi cercando di liquidarla – Vai pure a divertirti, ci vediamo quando esci..
    - Veramente stavo valutando di andare via. La piscina sta quasi per chiudere…
    - Entra pure – disse Fede con voce cordiale
    - Ma che ore sono? – chiesi non appena la vidi spuntare da dietro la grigia porta metallica
    - Sono le 18:30, sono quasi due ore che sei chiuso qui dentro. Cominciavo a preoccuparmi seriamente
    - Scusami, non mi sono reso conto del tempo che passava….
    Era vero. Parlare con Federico mi aveva catapultato in una dimensione senza tempo, in cui tutto sembrava sparire attorno a noi. Mi resi conto, solo in quel momento, che ero talmente concentrato a contemplarlo, che non sentivo neppure gli schiamazzi e le urla festanti dei ragazzi in piscina. Voci che, invece, ora giungevano nitide e prepotenti al mio orecchio.
    - Va bene, allora io vado – mi disse Maura con un sorriso dolce
    - Ok! Grazie per avermi accompagnato, e perdonami se ti ho lasciata sola…
    - Oh, non preoccuparti, mi disse facendo l’occhiolino.
    Aprì la porta e vidi, dietro di lei, un bel ragazzo, alto e moro, che la aspettava sorridente. Lei si voltò verso di me, mi fece nuovamente l’occhiolino ed, indirizzandomi un bacio, si raccomando affinchè facessi il bravo.
    Mi voltai preoccupato verso Federico che sembrava non aver dato il minimo peso a questa raccomandazione.
    Mi ricomposi e riflettei sul fatto che, nonostante tutto, Maura era una grande. Era riuscita a trasformare una probabile giornata di merda in una perfetta occasione per rimorchiare. Quanto le invidiavo quel suo carattere così estroverso e solare.
    - Bene – sentii dire a Federico – andiamo anche noi.
    Si girò verso l’armadietto, lo aprì e si sfilò i pantaloncini.
    Due meravigliose cosce, marmoree e contornate da una leggera peluria, fecero capolino, invitando lo sguardo a risalire su due sode natiche, tonde e piene. Un leggero slip di un candore immacolato, occludeva allo sguardo il resto di quella meravigliosa visione. Lo vidi prendere un paio di jeans corti e sfilacciati e, voltandosi verso di me, se li infilò con una lentezza inverosimile. Ammirai così il favoloso rigonfiamento della stoffa, che celava allo sguardo un gioiello che prometteva di essere di ragguardevole pregio.
    Poi si sfilò la canotta, rivelando un bel petto, liscio e tonico. I pettorali Muscolosi e definiti, ma per nulla eccessivi, culminavano su due capezzoli rosei e piccoli. Gli addominali, ben disegnati ma, anche in questo caso, per nulla esagerati, rendevano il suo ventre piatto una vera e propria opera d’arte rinascimentale.
    La vita, sottile e meravigliosamente arcuata, scendeva dolce lungo la linea del corpo, accompagnando lo sguardo ad una strepitosa V laddove il ventre finiva per lasciare posto all’inguine.
    La poesia di quella visione terminò quando la maglietta rossa coprì quel corpo favoloso.
    Ero ancora mezzo inebetito da quanto appena visto quando la voce cristallina di Federico mi richiamò all’ordine.
    - Forza Massimo, vieni che ti accompagno in spogliatoio, così puoi cambiarti anche tu.
    - Va bene…
    Mi aiutò ad alzarmi e mi accompagnò, come anticipato, fino alla mia borsa. Mi chiese se volevo fare la doccia lì ed io scossi la testa. Se solo mi fossi spogliato in quel momento, il mio uccello, per il momento al sicuro sotto i larghi pantaloncini da spiaggia, si sarebbe rivelato in tutta la sua eccitazione. Mi misi i pantaloni sopra il costume, infilai la larga camicia estiva, e feci cenno che potevamo andare. Federico mi prese la borsa e fece strada verso l’uscita.
    Strada facendo salutò giovialmente alcuni dipendenti della piscina, che ricambiarono il saluto con un vivace sorriso.
    Arrivammo quindi alla sua macchina, una vecchia ma molto ben tenuta Renault 19 e, gettata la mia sacca nel porta bagli, mi aprì il portellone aiutandomi a salire. Dentro di me sorrisi, pensando a quanto si stesse comportando da perfetto gentiluomo nei confronti della sua dama.
    Salito in macchina, e per la breve durata del viaggio (non più di un quarto d’ora) mi chiese che gusti avessi in materia di cibo. Alla fine optammo per una classica pizza da degustarsi, in tutta tranquillità, nel suo appartamento.


    Inserisco il link per la seconda parte:



    Edited by Firescorpio - 14/7/2014, 13:32
     
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  2. Fuljido
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    Premesse classiche, ma promettenti ;)
    La piscina mi piace anche per certe cose che esulano dall'attività sportiva.
    Il mio ragazzo mi ha raccontato che diversi anni fa aveva rimorchiato uno alle docce: il suo pene stava rispondendo, quello del mio ragazzo pure, ma poi hanno proseguito a casa di uno di loro ^_^
     
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    Grazie per la fiducia. Spero solo di non deluderla.
    Ah, siccome, per una settimana, saró in vacanza, dovró rimandare la seconda parte al mio ritorno.
    Nel frattempo spero di leggere tanti altri vostri commenti ;-)
     
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  4. paccomatto
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    Ottimo inizio spero di leggere presto la seconda parte!! :)
     
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    Lunedì mattina, al più tardi, posteró la seconda parte ;-)
     
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  6. Fuljido
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    Sì, aspetteremo!
     
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  7. bi0nd0
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    bello....
     
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    PICCOLO GAY

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    Interessante... Sono curioso di sapere come andrà tra i due
     
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