Segnali di fumo

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  1. Invano
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    PARTE III

    Fu in quel momento che gli occhi di lui, più simili ora a un voluttuoso buco nero, si mossero veloci dal volume del libro a quello che sporgeva dai miei pantaloni. Arrossii nuovamente.
    -Nessuna pudicizia, mio caro! Sarebbe sintomo di follia il contrario, di fronte a tanta bellezza! E tornò a ridere quel riso vertiginoso. Poi, fece cenno di posare il libro a terra, rivelandomi in qualche modo una curiosa solidarietà: dalle sue mutande si pronunciava, imperiale, un'erezione contenuta a malapena.
    -E visto che la sorte di un cazzo dritto ci fa, se non amici, quanto meno intimi, liberiamoci di certi orpelli del buon gusto! E detto questo tornò in piedi, sfilandosi prontamente le mutande. L'aria venne immediatamente saturata da quel suo fallo magnifico, e marmoreo, grande ma non gigantesco, comunque di una esibita virilità greca: temetti di svenire.
    -Coraggio, cosa temi? Mi esortò.
    Ero come squarciato, insieme, da una voglia animale e da una controvoglia dettata dal buon senso: ebbe la meglio la prima, e mentre gettavo, uno dopo l'altro, i miei indumenti, era come gettarsi dietro l'ultimo, definitivo debito di pudore che avevo avuto. Alla fine, due falli svettavano dritti nella stanza (il mio non era certo grande come il suo, ma comunque di forme appetibili, bagnato, sul capo, da una lieve goccia di pre-sperma).
    -Molto bene, mio caro. Ritengo che non vi sia momento migliore per le presentazione di quando si è nudi di nient'altro che il nostro corpo! Gabriele!
    -Davide! Feci io, esibendo finalmente un sorriso.
    Non sapevo se il suo fosse un nome inventato, e nemmeno lui sapeva nulla di me, ma comunque un'insensata tenerezza ci copriva entrambi da qualsiasi menzogna.
    -Mio caro Davide, converrai con me che, quando talune voglie premono, non c'è vizio maggiore di non volerle soddisfare!
    Annui, incantato da quella vivida immoralità.
    -Ma poiché mi sembra di comprendere che entrambi siamo spiriti pronti al gioco, e con la mente infiammata dalle fantasie esotiche di quel libro, potremmo far diventare questa circostanza una magnifica occasione!
    Deglutii, cercando di comprendere cosa volesse suggerirmi.
    -Sarò più diretto, Davide. Cosa ne dici di prendere ispirazione dalle immagini del libro...si tratterebbe di un'audace ricreazione! I suoi occhi ardevano opachi.
    Ero vergine, e fui tentato per un attimo di rivestirmi di quella corazza che avevo gettavo via, ma lui fu più rapido:
    -Naturalmente si tratterebbe di qualcosa di leggero. Niente penetrazioni, certamente!
    Tornai nuovamente a guardarlo, tentando di spiarne l'interno. Ma tutto quello che riuscivo a vedere era una girondola di capelli rossi, e un fallo meraviglioso che mi prometteva la luna. Seppi solo dire si, allora, ma con una tale audacia da farlo correre subito a riprendere il libro, inginocchiandosi e facendomi segno di venire; e mentre lo facevo, e i miei piedi andavano sicuri, i mio occhi barcollavano alla vista del suo sedere: tondo, da dipingere con la lingua, quasi privo di peluria.
    Il mio pene sembrava una sbarra di ferro arroventata.
    -Bene, ora che sei qui, facciamo un solenne giuramento. In primo luogo, se questo può darti una qualche sicurezza, le nostre azioni rimarranno celate tra queste mura. In secondo luogo, e solo per aiutare quella che mi sembra la tua indole titubante, ci promettiamo di fare, senza pregiudizio o censura alcuna, quanto ci toccherà!
    E, con movenze teatrali, mi porse la mano.
    Cedere ora alle mie paure sarebbe stato come costringermi a una beffarda castrazione, e quindi tesi anche io la mia mano. Ci fu una stretta, e solo allora mi sentii svuotato del timore, e sollevato dalla certezza che oramai fosse troppo tardi per tornare indietro.
    -Gira un pagina a caso, ma solo tra le prime trenta. Le altre non sono ancora adatte per noi!
    Non feci caso a quel "ancora", ne fui solo incuriosito, come curioso ero di tutta quella bizzarra e voluttuosa messa in scena. Esegui, e mi preparai a svelare l'arcano che un tiro a dadi di pagine ci avrebbe riservato; e poi eccola: la pagina presa si apriva su due uomini: uno in piedi, con il fallo in tiro, mentre si masturbava, l'altro, in ginocchio, con la bocca aperta, in posizione di ricevere il seme dell'altro.
    Indietreggiai un attimo, perdendo l'equilibrio, mentre lui faceva segno di guardarmi, sorridendo. E tornando a pensare, in debito d'aria, al giuramento di prima, sfidandolo con gli occhi, sorrisi anch'io...

    CONTINUA
     
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