Non voglio dormire da solo 3

La notte porta consiglio, a condizione che si dorma

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    Gay Boy Teller

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    ATTENZIONE
    CONTENUTO EROTICO E SESSUALE
    QUESTO RACCONTO NON E' ADATTO AD UN PUBBLICO MINORE DI 18 ANNI
    SE SEI MINORENNE TI INVITIAMO A LASCIARE IMMEDIATAMENTE QUESTA PAGINA



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    Beh, la seconda esperienza che ti voglio raccontare non è come la prima. No. È stata un’esperienza un po’ più spontanea. Mi sono divertito, ma mi sono anche sentito male. Ma non voglio spoilerartelo, da dove inizio…?
    Avevo 18 anni ed era capodanno. Eravamo io, Michela, Carlos, Giulio, Tommaso e Silvia a casa dei miei. Ci eravamo messi a bere un pochino verso le dieci di sera, roba leggera. Iniziammo con qualche spritz, per poi andare ad aumentare un po’ per volta. Si parlava, si inventava nuovi giochi e si faceva baccano. Avevamo fatto qualche gioco da tavolo, ma avevo sempre perso… ahahah. Dopo un po’ avevamo deciso, in realtà decise Michela, di proporre “Obbligo o Verità”. Gioco molto divertente se non ti vergogni di nulla.
    Iniziammo, con l’aiuto di un’app, con cose semplici tipo: “Cosa vuoi fare dopo questo gioco?”, “Baciati un piede”, “Credi negli UFO?”, “Balla come ballerebbe una gru”. Ci stavamo divertendo e arrivammo a mezzanotte con quel gioco. Aprimmo 3 spumanti e brindammo per il nuovo anno. Quei tre spumanti non durarono molto, in un quarto d’ora erano già finiti. Eravamo un po’ tutti allegri, chi molto di più e chi un po’ meno. Ci mettevamo a ridere di niente e ci mettemmo sul divano a parlare delle cose più filosofiche che ci venissero in mente. Parlammo di quanto fosse geniale la capacità di alcuni dittatori di portare il popolo dalla loro parte, di quanto sarebbe stato bello se fossero venuti a trovarci gli alieni, di quanto ci sarebbe piaciuto avere qualche esperienza di sesso in più ahahah. Era davvero una serata molto bella e piena di confessioni. Sembravamo un gruppo di cannati degli anni ’70, gli hippie.
    Dopo un po’ di discorsi con più o meno senso, avevamo ripreso il gioco secondo il consiglio di Silvia. Lo avevamo lasciato a metà, era giusto continuarlo. Nella nostra versione, c’era la regola che chiunque potesse rifiutare un obbligo ma avrebbe dovuto togliersi un indumento in cambio. Quindi chi aveva più indumenti, aveva più possibilità di salvarsi. Io, ovviamente, ero quello con meno vestiti. Avevo una maglietta, un paio di pantaloncini e mutande (ovvio). Che ne sapevo che avremmo fatto quel gioco?
    Durante il gioco vennero fuori dall’app alcune domande e alcune confessioni un po’ inaspettate. Ma il bello arrivò con gli obblighi. Il primo obbligo da ricordare fu quando uscì un obbligo di gruppo. L’obbligo diceva “Obbligo di gruppo: tutte le persone devono dare una bacio a stampo a tutte le persone dello stesso sesso”. What? Ma scherziamo? Che poi, presi dall’alcol, nessuno si è ricordato di poter rifiutare! Io, che cercavo il modo di provarci con Tommaso, ero molto imbarazzato. Nessuno sapeva che avessi il dubbio di essere gay, nessuno sapeva dell’esperienza in bagno al cinema. Quindi iniziammo a raggrupparci e cominciarono a gonfiarsi le mie mutande. Cacchio! Ma ho i pantaloncini! Così si nota se non li copro! Che cosa faccio?
    Vidi Carlos e Giulio che si scambiarono un bacio velocissimo a stampo, quasi senza toccarsi. Poi toccò a Giulio e Tommaso, un bacio ancora rapido e sfuggente. Arrivò il turno di Tommaso e Carlos, un bacio un po’ meno frettoloso, ma comunque veloce e a occhi chiusi. Cavoli, in quel momento iniziarono a guardarmi tutti. Ah, era il mio turno! Venni assalito da Carlos che mi bloccò le braccia per evitare che scappassi dal bacio. Carlos mi diede un bacio girato al contrario, con gli occhi aperti. Non era affatto un bacio a stampo, quello era un bacio che lascia l’impronta! Tre secondi con le sue labbra attaccate alle mie, ma scherziamo? Che stronzo! Poi arrivò il turno di Giulio, che come con gli altri cercava di non pensarci e mi diede un bacio velocissimo e impercettibile. Ora c’era Tommaso, che cavolo! Era l’ora! Carlos e Giulio mi bloccarono gambe e braccia, distendendole. Notarono un rigonfiamento ma, prima che lo vedessero le ragazze, Tommaso si sedette sopra e si sporse verso di me avvicinando il viso al mio. Mi sussurrò “Ci penso io a proteggerti”. Io, non capendo, cercai di toglierlo muovendomi con l’erezione e il suo culo sopra. Ovviamente finii per peggiorare la situazione, cacchio! Lui mi avvicinò le labbra alle mie fino a toccarle. Non chiuse gli occhi, anzi. Mi fissò e piano piano sentii qualcosa fare pressione fra le mie labbra. Qualcosa che si faceva spazio senza muovere le sue labbra. Ma era la lingua? Ma che stava facendo?? Io non riuscivo a muovermi, bloccato dagli altri due che non si accorsero di questo particolare. Per loro eravamo solo appoggiati sulle labbra, ma invece era con la lingua dentro la mia bocca. Cercava la mia lingua, senza troppa difficoltà per trovarla. Si staccò appena trovata e si alzò.
    Io, scioccato dall’evento, rimasi in silenzio. Tutti si girarono verso di me e guardavano verso il basso. Io, non capendo chiesi “Che avete?”. Silvia, indicò la direzione del loro sguardo e io lo seguii con gli occhi… Cazzo! In tutti i sensi! Mi stava uscendo dai pantaloncini e dalle mutande con l’erezione in bella vista!
    Lo rimisi a posto in mezzo secondo e tutti si misero a ridere. Poi uscì la domanda fatale: “Ma tu sei gay?” Io, non sapendo cosa rispondere, risposi per pararmi un po’ il culo: “Sono bisex, così ho più scelta!” ahahahha! Tutti si misero a ridere e io pensai “speriamo che non l’abbiamo presa seriamente”.
    La serata andò avanti, senza troppi discorsi sull’argomento. Ad un certo punto, uscì a me un nuovo obbligo “Hai bisogno di una bella doccia, portati Tommaso con te, così ti aiuta a lavarti bene. Fate la doccia al buio”. Io diventai rosso, non avevo neanche la minima idea di quello che poteva uscire da quell’app. Era veramente per sporcaccioni! Tommaso mi disse all’orecchio “Se ti rifiuti, dico a tutti di prima”. Io, messo alle strette, dissi di accettare e andai in bagno. Le ragazze, stronze come pochi, dissero: “Come minimo dovete entrare nel bagno nudi, dobbiamo essere almeno un po’ sicuri del fatto che facciate per davvero l’obbligo”. Quindi ci eravamo tolti tutti i vestiti e ci coprivamo con un asciugamano una volta nudi. Entrammo nel bagno e io, con la mano sul rubinetto, dissi: “Preferisci acqua calda o fredda?”. Lui si avvicinò a me nella doccia e mi spinse con le spalle alla parete. Accese la doccia e mi abbracciò con un’erezione ancora più dura della mia.
    Ci baciammo, con il rumore dell’acqua che scorreva. Un bacio lungo, eccitante, pieno di movimento. La mia erezione era ormai al culmine della sua intensità e la sua lo era già da un po’. Dopo diversi scambi di lingue, lui si abbassò lentamente. Mentre la sua testa si abbassava, leccò tutto il petto per poi passare all’addome, per poi finire a leccare il pube rasato a zero. Prima che mi accorgessi che stessimo iniziando una sessione di sesso sfrenato, lui era già pronto per leccare e succhiare il glande con l’aspettativa di sentirmi gemere fino a superare il rumore dell’acqua della doccia.
    Gli occhi erano fissi sul mio viso, traboccante di eccitazione e di godimento. Iniziò ad accarezzare la punta del mio pisello con la punta della sua lingua, quasi come se si vergognasse o si imbarazzasse. Piano piano, si spostava dalla punta al resto, per abbassarsi ancora e leccare le palle. Ne prese in bocca una sola, ci giocò con la lingua e non riuscii a resistere dal fare gemiti. Non erano di certo più forti dell’acqua che scorreva nella doccia, ma potrei scommettere che lo eccitavano lo stesso e lo mettevano a suo agio. Ripercosse tutta l’asta, dalle palle fino verso la punta, solo con la punta della lingua. Aprì un poco di più la bocca e fece sparire il mio cazzo dentro la sua bocca, dentro la sua gola. Via via che entrava, sentivo il mio cazzo farsi strada dentro di lui, sentivo farsi sempre più stretto e bagnato. Iniziai a sudare, e preso dalla voglia, lo presi per i capelli biondi e lo tirai a me, al mio viso. Gli riempii la bocca con la mia lingua, cercando di farmi strada anche con essa fino alla gola, ma senza successo.
    Mi abbassai io, senza leccargli nessuna parte del corpo. Presi in mano il suo pisello, lo strinsi forte, e cominciai a segarlo con velocità. Ogni poco sputavo sulla sua punta e distribuivo la saliva con il pollice, cosciente del fatto che lo avrebbe portato a gemere più forte. Lui mi girò di scatto, facendomi alzare. Mi mise la mano sulla schiena e fece forza verso il basso finché non mi misi con la schiena perpendicolare al suolo e i gomiti al muro. Si abbassò repentino, avvicinò il viso al mio buco e cominciò a leccare delicatamente. Sentii una strana sensazione, un misto di vergogna, imbarazzo, fresco e rilassamento. Mi piaceva il suo spingere la lingua nel mio culo.
    Non aspettò molto per rimettersi in piedi e appoggiare la punta del suo pene al mio buco. Appena provò a spingere un poco, si sentii bussare forte. “HEY! PER QUANTO NE AVETE ANCORA? POSSIAMO CONTINUARE IL GIOCO APPENA VI DEGNATE DI USCIRE” urlò Michela. Io mi girai, lo guardai negli occhi e dissi “Forse dovremmo uscire… Ma possiamo rifarlo se vuoi”. Lui si girò per prepararsi ad uscire e rispose “Rifare cosa? Io non ho nulla da rifare con te!” Non voleva ammettere quello che era appena successo, ma sapevo nel mio cuore che gli piaceva e che l’idea lo stuzzicava.
    Cavoli, la mia seconda esperienza poteva togliermi la verginità per un pelo! Ero davvero spaventato in quel momento ma avrei lo stesso lasciato fare a Tommaso. Se non ci avesse fermato Michela, credo che saremmo stati lì per almeno 2-3h.
    Non vedo l’ora di rivederci, così ti racconto della volta in montagna, in cui ho perso davvero la mia verginità. Ma ora devo andare, alla prossima amico mio!
     
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