La prima volta

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  1. SunFly
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    Ricordo ancora la mia prima esperienza con un altro uomo.
    Mi trovavo in collegio, avevo 16 anni.
    Un giorno d’inverno mi venne una gran febbre, avevo preso l’influenza ed ero costretto a letto. In collegio avevo una cameretta piccola ma confortevole: un letto, uno scrittoio, un armadio. Quando qualcuno di noi stava male c’era un inserviente tutto-fare o un compagno di studi che ti portavano il pranzo e la cena in camera.
    Non mi era mai capitato di stare così male da non potermi alzare, ma quella volta la febbre era davvero alta e non ce la facevo a scendere in sala mensa, così chiesi a Franco, il custode tutto-fare, di portarmi la cena in camera.
    Era una sera di febbraio, fuori sembrava volesse nevicare e faceva freddo; bussò il custode e lo feci entrare, poggiò il vassoio con la cena sopra il tavolo, poi si fermò un po’ a chiacchierare. Si sedette sul mio letto, mentre io mi ficcai subito sotto le coperte infreddolito e un po’ intontolito dalla febbre.
    Franco era un tipo simpatico, aveva all’incirca 60 anni, non era molto alto, non si era mai sposato, raccontava barzellette e aiutava noi ragazzi nelle piccole incombenze quotidiane.
    Mi mise una mano sulla fronte e si accorse che scottavo, allora mi disse che aveva una pomata da spalmare sul petto per aiutare a farmi passare la tosse; andò a pren-derla e torno di lì a poco. Pensai che non poteva farmi male e un po’ di pomata mi a-vrebbe aiutato a respirare meglio.
    Così tirai su la maglia del pigiama e lo lasciai spalmare la pomata profumata al mentolo; sentivo le sue mani un po’ ruvide sul mio petto, mi sfiorava i capezzoli e mi inondava una piacevole sensazione rilassante.
    Ma Franco, piano piano, si spingeva sempre un po’ più giù, fino ad arrivare al pube e sfiorare il mio ciuffettino di peli. Lentamente, senza che quasi me ne accorgessi, sfiorò con la mano il mio piccolo pene. Non ero e non sono molto dotato, il mio pisellino era (ed è tutt’ora) veramente piccolo, quando è proprio in tiro non raggiunge i 6-7 centimetri di lunghezza; non avevo avuto alcun tipo di esperienze sessuali, se non le masturbazioni solitarie con qualche giornaletto osé.
    Quella mano calda e ruvida sopra il mio pisellino mi piaceva, anche se facevo finta di niente; lui cominciò a giocarci, visto che io ero arrendevole e lo lasciavo fare, andava su e giù con due dita e mi stringeva la piccola cappella che si era subito indurita. “Che piccolo !!!” disse, con aria sorpresa, “sembra quello di un bambino”. Mi chiese se ero mai stato con una donna e io risposi, naturalmente, che non c’ero mai stato.
    Intanto continuava ad accarezzarmi per tutto il corpo e capiva che mi stavo eccitando fin quasi ad eiaculare, una piccola goccia uscì dal mio pisellino. Tolse le coperte e mi sfilò i pantaloni del pigiama, non avevo le mutandine, poi mi sfilò anche la maglia sopra. Io stavo lì, completamente nudo, con il mio corpo esile da ragazzino, accanto ad un uomo maturo che accarezzava ogni angolo del mio corpo e con la sensazione strana ma piacevolissima di essere “suo”, quasi un “oggetto” disponibile per i suoi giochi erotici. Mi mise un dito nel buchetto del sederino, scivolando dentro con la pomata al mentolo, e cercando di allargarlo per farci entrare due dita e spingere su e giù, facendo capire che così ero tutto “suo”, sorrideva dicendo “adesso sei solo mio” e mi stava possedendo scoprendo gli angoli più intimi del mio corpo.
    Cominciai dolcemente ad ansimare e a pregarlo di lasciar stare altrimenti sarebbe successo “un macello”, cioè avrei eiaculato sulla sua mano; mi disse di non preoccu-parmi, poi, quasi all’improvviso, si alzò, si slacciò i pantaloni e se li tolse velocemente, aveva i boxer neri, li fece scivolare lungo le gambe tozze e pelose e vidi il suo membro eretto davanti a me.
    Che impressione: non avevo mai visto il pisello di un uomo maturo, ma solo quello di coetanei, di sfuggita facendo la doccia dopo una partita di pallacanestro. Non era molto lungo, ma straordinariamente largo e tozzo, con una cappella violacea che pulsava e si sentiva un odore forte di sesso; tutt’intorno un folto cespuglio riccio di peli neri, corti e ispidi. Come fosse la cosa più normale del mondo si tolse rapidamente scarpe e calzini, buttò i pantaloni e i boxer su una sedia, avvicinò il suo membro enorme e già gonfio alla mia faccia, mi prese con fare deciso i capelli dietro la nuca e fece sbattere il suo pisellone umido sulla mia bocca facendomi sentire tutta la sua forte virilità di uomo maturo. Tacitamente mi chiedeva un atto di sottomissione, quasi per farmi capire che, in quel momento, lui era l’uomo e a me toccava la parte della donna, della femmina subalterna cui non restava che ubbidire e lascarsi fare tutto quello che all’uomo-padrone sarebbe piaciuto di più.
    Esitai un attimo - ma fu solo un istante - poi le mie labbra si schiusero lentamente per accogliere quell’arnese smisuratamente largo; facevo tutto meccanicamente, un po’ per la febbre, un po’ per una sensazione di piacere mai pro-vata prima.
    Quell’oggetto duro, grosso, pulsante, bagnato, dal sapore dolciastro e con un odore di borotalco intorno ai peli neri, mi faceva sentire un “oggetto” desiderato, capace di dare piacere (lo vedevo dai suoi occhi e dall’espressione del suo viso, lo sentivo dal suo respiro, dai suoi gemiti sussurrati); non riuscivo a tirarmi indietro, mi vergognavo – stavo facendo un pompino ad un altro uomo, come una vera puttana – ma la cosa mi piaceva. Sentivo sbattere la cappella dentro la mia bocca, quasi mi soffocava, e la mia lingua cercava le goccioline di sperma che uscivano di tanto in tanto, assaporandone tutta la dolcezza fino in gola.
    Continuò per almeno dieci minuti a prendere la mia testa e farla andare su e giù sul suo cazzo, poi fui io a muovermi con violenza e decisione cercando di succhiarlo tutto, quasi fossi affamato di lui, avrei voluto ingoiare tutto: le palle, i peli, il suo forte desiderio di uomo maturo che aveva bisogno di far esplodere la sua straordinaria virilità.
    Gli misi le mani intorno alle natiche, stringendole per sentire il membro ancora più vicino a me, ancora più dentro di me, finché… con alcuni colpi violenti mi sbatté fortemente contro il suo ventre - la mia faccia appiccicata alla sua pancia pelosa - e anche le palle entrarono nella mia bocca, la cappella si impennò picchiando più volte sul palato, sembrava riempire tutta la mia bocca spalancata e un fiotto denso di sperma caldo e vischioso scivolò sulla mia lingua, sui denti, fra le labbra, andando fino in gola e costringendomi, per non soffocare, ad ingoiare quel miele bianco. Sembrava non finire mai, continuava a schizzare e non capivo quando avrebbe finito; mi sentivo una “prostituta” e continuavo a bere e quasi non mi accorsi che Franco, dopo aver eiaculato, stava anche facendo la pipì, sentii il sapore diverso, più acre, ma era caldissima e si gettava con uno schizzo violento in fondo alla mia gola. Non potevo far altro che bere avidamente dal suo membro che, lentamente, riduceva la sua forza mascolina.
    Poi fece uscire il pisellone dalla mia bocca, la cappella sembrava, ora, quasi sorridere compiaciuta del bel lavoro svolto. Prese il mio pisellino con una mano, lo strizzò facendomi un po’ male e facendo schizzare anche me, non ci volle molto:il mio sperma, una goccia rispetto al suo flusso infinito, rimase appiccicato alla sua mano e io rimasi lì, sul letto, nudo e completamente esausto, come una vergine appena deflorata, con le cosce aperte, il pisellino subito ritirato e ridiventato piccolo piccolo, la bocca piena del dolce sapore di chi ha donato amore e piacere.
    Franco si rivestì, sorridente e soddisfatto, si pulì la mano con un fazzolettino, mi disse “grazie” e lì cominciò la nostra segreta storia d’amore. Ero diventato “la sua schiava” sottomessa e ubbidiente.
     
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3 replies since 28/1/2009, 00:07   8198 views
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